
L’anno scorso è stato il centenario della nascita di Chillida, uno degli scultori più influenti del XX secolo. La sua firma si trova dietro a monumenti situati in paesaggi noti, come il Cerro de Santa Catalina (Gijón), dove ha piantato L’elogio dell’orizzonte, o la spiaggia di La Concha (San Sebastián), le cui rocce nascondono il suo famoso Pettine del vento.
Il Centro de Arte Alcobendas (Calle Mariano Sebastián Izuel, 9) rende omaggio all’artista con la mostra Chillida. Poesía es construcción, che esplora la sua opera da un punto di vista filosofico. Grazie al sostegno della Collezione Telefónica, della Fondazione ICO, della Galleria Elvira González, della Collezione della Banca di Spagna e, soprattutto, del Museo Chillida Leku, ha riunito 115 pezzi dell’artista basco: 46 sculture, 28 disegni, 10 libri e 31 gravitazioni.
La mostra si propone di far conoscere l’opera di Chillida a un nuovo pubblico, compiendo un viaggio dagli anni Cinquanta, quando l’artista iniziò a sperimentare l’uso del ferro come materiale scultoreo, fino alle sue ultime opere in alabastro (come Lo profundo es el aire XV, il suo progetto Tindaya).

Secondo lo stesso artista, “ciò che accomuna tutte le arti è che sono obbligate a presentare due componenti: ci deve essere un po’ di poesia e una dose di costruzione”. Per questo motivo, nel corso della mostra, l’esposizione ci invita a riflettere sull’unione di questi due elementi.
La mostra può essere visitata durante i consueti orari di apertura del museo: dalle 10:00 alle 14:00 la domenica e dalle 11:00 alle 21:00 il resto della settimana (tranne nei giorni festivi, quando il centro è chiuso).